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Sabato 26 Agosto 2017
Milano si conferma regina degli stipendi, ma il divario con Roma si riduce sensibilmente

Se nel mese di agosto, come da sempre succede, l’Italia del business si ferma per un po’ di meritato riposo, è il momento di fare il punto della situazione per capire come ripartire al meglio in settembre. Così si scatenano stime, analisi e ricerche per aiutare i professionisti e le aziende a capire dove puntare per avere successo. Tra queste sicuramente una delle più interessanti è la “Salary Guide“, l’indagine annuale sull’andamento del mercato del lavoro in Italia, condotta da Hays, uno dei leader mondiali nel recruitment specializzato, che quest’anno ha evidenziato come Milano sia la città dove i professionisti guadagnano di piùL’indagine, condotta su un campione di oltre 250 aziende e più di 1.400 professionisti, ha cercato di comprendere meglio i trend nel settore del recruiting, le politiche retributive e i processi di selezione del personale, e ha preso in esame otto differenti settori – bankingengineeringfinanceinformation technologyinsurancelife sciencessales & marketing e oil & gas – focalizzandosi sulle città di MilanoRomaBologna e Torino. Dallo studio è emerso quindi che il settore finance è quello più generoso a livello di retribuzioni con uno stipendio medio nell’area milanese di circa 130.000 euro per un partner con circa 10 anni di esperienza in ambito di consulenza fiscale. Molto più bassa la retribuzione per gli stessi professionisti a Roma (100.000 euro) ma anche a Torino e a Bologna (90.000 euro). Sempre nel comparto finance, il salario medio di un Cfo nei settori Gdo e retail nel capoluogo lombardo si attesta intorno ai 120.000 euro, cifra che scende a 110.000 a Roma, 90.000 a Bologna e addirittura a 80.000 euro a Torino. Non è da meno il comparto life sciences all’interno del quale un professionista nel ruolo di medical director guadagna sino a 120.000 euro l’anno sia a Milano sia nella capitale. Nuovamente meno generose Bologna e Torino che garantiscono salari non oltre i 100.000 euro per la stessa posizione. E sempre in ambito scientifico, un regulatory affairs director può contare su 110.000 euro annui nella metropoli meneghina, che scendono a 100.000 euro se il professionista vive sulle rive del Po.  Al di là delle posizioni, però, un dato interessante è quello espresso dall’area romana che, nonostante le difficoltà strutturali che si sta trovando ad affrontare per vari motivi, riesce a dare importanti segni di ripresa rispetto agli anni passati. «Anche quest’anno Milano si riconferma come la città più dinamica in termini di opportunità professionali e con gli stipendi più alti della penisola – ha commentato Alessandro Bossi, Hays Italia Director – tuttavia, rispetto agli anni precedenti, si accorciano le distanze tra la città della Madonnina e Roma e, per un numero sempre crescente di professionisti in diversi settori, il salario medio è equivalente tra le due città». Vi sono alcuni casi, inoltre, in cui Milano cede il suo primato, come nel comparto engineering ad esempio: un responsabile della produzione in ambito automotive arriva a guadagnare fino a 80.000 euro a Bologna contro i soli 60.000 di Milano, mentre un responsabile tecnico commerciale ha uno stipendio di circa 75.000 euro a Bologna e Roma che scende a 70.000 nel capoluogo lombardo. Infine, per quanto riguarda i profili più junior (da 2 a 5 anni di esperienza), il divario salariale tra le quattro città diminuisce con retribuzioni medie per lo più equivalenti in numerosi comparti. Ad esempio in ambito sales &  marketing, un product manager guadagna circa 28.000 euro in tutte le città campione. Lo stesso vale per il comparto finance dove un junior controller percepisce circa 25.000 euro a Torino, 26.000 a Roma e 30.000 a Milano e Bologna. A testimonianza di come si punti forse ancora troppo poco sulle nuove generazioni di professionisti che si trovano di fronte  un mercato ancora troppo omogeneo, incapace di offrire loro opportunità qualitative differenti e valoriali. Sicuramente un aspetto da migliorare nel prossimo futuro per evitare di perdere altri talenti nelle nuove generazioni di professionisti.

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